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Banana Yoshimoto è una scrittrice giapponese molto famosa in Italia, paese di cui è innamorata. Nata a Tokyo il 24 luglio 1964, compie oggi 56 anni.
Con i suoi romanzi introspettivi ed appassionanti, si fa portavoce della cultura giapponese in Paesi molto lontani, come quelli Europei. In un’intervista, però, ha affermato di essere considerata in patria una persona fuori dagli schemi e diversa dalla norma e quindi di non essere sicura di fare da portavoce della cultura giapponese.
Le sue opere, che trattano di temi come amore, amicizia, importanza della famiglia, hanno un’eco mondiale e spesso sono considerati dai lettori come terapeutici per momenti di difficoltà.
Banana, uno pseudonimo universale
Banana Yoshimoto è lo pseudonimo di Mahoko Yoshimoto, scelto per la passione per i fiori di banano. Inoltre è una parola che si pronuncia più o meno allo stesso modo in tutte le lingue ed è facile da ricordare.
La scrittrice è figlia di Takaaki Yoshimoto, che è stato uno dei filosofi giapponesi e critici letterari protagonisti degli anni Sessanta. È stato definito “poeta dei giovani ribelli”.
Banana ha anche una sorella che grazie al suo talento da disegnatrice è diventata una famosa fumettista manga che si firma Haruno Yoiko.
Gli studi umanistici e l’esordio letterario
La scrittrice ha frequentato l’Università Nihon Daigaku, in particolare l’indirizzo di studi umanistici. Nel 1987 si è laureata con una tesi costituita da un proprio racconto “Moonlight Shadow”. Ispirato alla hit musicale degli anni Ottanta, è un mix tra fantascienza e storia di un amore perduto.
L’anno successivo, nel 1988, ebbe il suo esordio letterario con il romanzo Kitchen che fu poi tradotto in venti lingue. L’edizione italiana è stata pubblicata da Feltrinelli nel 1991. L’idea del romanzo le venne mentre lavorava come cameriera in un golf-club e tra una pausa e l’altra iniziò a scrivere su quei tavolini. La passione per la scrittura l’ha sempre accompagnata, fin dalle elementari, ma con Kitchen è riuscita a farsi conoscere e ad avere un successo clamoroso.
La protagonista è una ragazza di nome Mikage, rimasta sola dopo la morte della nonna, che vede nella cucina il simbolo del calore familiare. Mikage ricostruisce e inventa una nuova famiglia in cui la madre è in realtà un padre. Un’acuta riflessione sul valore della famiglia, sulla solitudine, sulla morte e anche sulla transessualità.
“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.”
L’amore per il thriller: Dario Argento e Shining
Da adolescente, a tredici anni circa, Banana scopre il mondo del thriller e del terrore. Lo fa grazie ai film di Dario Argento, rimanendo profondamente folgorata da Suspiria.
Ha dichiarato: “Da ragazzina ero ossessionata dall’idea di non essere normale, ma quando ho visto le immagini dei film di Dario Argento ho sentito che mi veniva concessa la possibilità di stare al mondo”.
Inoltre legge Shining di Stephen King e finisce per adorarlo. Questa passione per il terrore si riflette in alcune delle sue opere.
La più recente, edita nel 2020, Il dolce domani (Feltrinelli) è un messaggio di speranza per le popolazioni colpite dal disastro di Fukushima, ma contiene elementi thriller. Ad esempio vi sono riferimenti a Frankestein e agli zombie, in un’ambientazione tra templi e onsen di Kyoto, che sono stazioni termali. I protagonisti sono Yoichi e Sayoko, due fidanzati. Lui perde la vita nel disastro, lei è gravemente ferita. Sayoko, sopravvissuta quindi al compagno, si sente vuota e le viene consigliato di ricercare il mabui ovvero l’anima. In questa ricerca trapelano importanti temi come il dolore della perdita del proprio compagno e la nostalgia come mezzo per superare il trauma di un disastro nucleare.
Le sorelle Brontë: l’importanza dell’amore
Tra gli autori occidentali che Banana adora, vi sono le sorelle Brontë e la scrittrice francese Françoise Sagan. Il suo libro preferito è Cime tempestose di Emily Brontë.
L’amore e i rapporti interpersonali fanno da protagonisti nelle opere di Banana.
Ad esempio il romanzo Il Lago (Feltrinelli, 2015) narra di Chihiro che ha da poco perso la madre e di Nakajima, che è schiavo di un passato che gli impedisce di vivere a fondo le proprie emozioni. Per questo entrambi dovranno affrontare la grande paura di scoprirsi innamorati, sullo sfondo di una casa sul Lago, poetica ma anche inquietante.
Anche il romanzo Delfini (Feltrinelli, 2010) è centrato su una storia d’amore tra la scrittrice Kimiko e un ragazzo di nome Goro e di una sera di passione dopo un’uscita all’acquario a vedere i delfini. La storia non ha però futuro, perché Goro convive con una donna che si rifiuta da lasciare. Kimiko scopre però di essere incinta e i suoi sogni si popolano di delfini. Insieme ad Akane, la futura nascitura, si addentra in un futuro inatteso.
Le sorelle Donguri
Le sorelle Donguri (Feltrinelli, 2018) è un romanzo insolito che invita ad abbandonarsi al destino. Le sorelle Donguri gestiscono un sito di posta a cui possono rivolgersi le persone in difficoltà. Le due sono però gli antipodi: Guriko è solitaria e non ama uscire di casa, mentre Donko è energica e piena di voglia di uscire. Grazie al messaggio di una donna che soffre per la perdita del marito, Guriko si ricorda del suo primo amore e decide di uscire dal suo isolamento per andare a cercarlo. I temi messi in luce sono quindi la morte, il superamento del dolore e l’importanza di condividere e parlare del la propria sofferenza per alleviarla e superarla.
“Siamo le sorelle Donguri.
Siamo due sorelle che esistono solo tra queste pagine.
Vi succede mai di sentirvi meglio dopo aver scambiato con qualcuno messaggi su cose di poca importanza.
Scriveteci quando volete.
Avete a disposizione un numero limitato di caratteri ma potere scriverci tutto ciò che vi passa per la testa.
Potrebbe volerci del tempo ma risponderemo a tutti”
Italia: un legame fortissimo
Banana Yoshimoto è innamorata dell’Italia, paese in cui sono stati tradotti gran parte dei suoi libri e di cui adora la lingua. Ha tenuto delle lezioni all’Università Orientale di Napoli e dell’Università di Salerno. Infatti ha un’ ampia risonanza e un variegato pubblico nel nostro paese. Lei stessa definisce i lettori italiani molto appassionati ed espliciti nel rivelare i loro sentimenti e le loro esperienze di vita.
Le sue opere sono tradotte in italiano da Giorgio Amitrano, Alessandro Giovanni Gerevini e Gala Maria Follaco. Nella postscriptum di Amrita (Feltrinelli, edizione del 2002) si legge un sincero ringraziamento verso Giorgio Amitrano.
“Poiché non sono riuscita a scrivere questo romanzo come avrei voluto, sentivo di non amarlo. Eppure credo che forse mai più ij tutta l amia vita potrò scrivere qualcosa con lo stesso abbandono, la stessa spontaneità. Nel pensare a questo, la mia gratitudine va a Giorgio che ha amato Amrita molto più di me, e che traducendolo in italiano, una lingua che adoro, ha cercato di infondergli una nuova vita”.