Articoli | Fano – Passaggi Festival https://2021.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Sat, 26 Jun 2021 15:40:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8 https://2021.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Articoli | Fano – Passaggi Festival https://2021.passaggifestival.it/ 32 32 D’infinito e provvisorio: discorso notturno di Nando dalla Chiesa https://2021.passaggifestival.it/infinito-provvisorio-discorso-notturno-nando-dalla-chiesa/ Sat, 26 Jun 2021 15:30:26 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82854 Passaggi Festival 2021 si è concluso con un discorso notturno di Nando dalla Chiesa sul tema dell'edizione: "d'infinito e provvisorio".

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Nando dalla Chiesa Passaggi Festival 2021

 

Passaggi Festival 2021 si è chiuso con un evento fuori programma: un discorso notturno su “d’infinito e provvisorio”.
Il direttore Giovanni Belfiori ha chiesto al Presidente del Comitato scientifico Nando dalla Chiesa di pronunciare una lectio magistralis conclusiva sul tema di questa edizione. Il professore ha accettato l’invito, ma ha proposto di sostituire la lezione con un discorso notturno.
Dal palco di Piazza XX Settembre Nando dalla Chiesa ha condiviso con i presenti delicate parole e profonde riflessioni, dedicate alla moglie Emilia, scomparsa il mese scorso, e al loro amore infinito. I sentimenti privati si sono intrecciati con i momenti di impegno civile e la storia del Paese, attraverso il ricordo di Peppino Impastato, Paolo Borsellino e il padre Carlo Alberto dalla Chiesa.
Così, questa settimana, che ha riempito i luoghi di Fano di ospiti, pubblico e libri, si è conclusa con un emozionante discorso sotto le stelle e con un commosso saluto ad Emilia, amica di Passaggi Festival.

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La parità è libertà, Rula Jebreal a Passaggi Festival https://2021.passaggifestival.it/parita-liberta-rula-jebreal-passaggi-festival/ Sat, 26 Jun 2021 15:22:43 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82875 Passaggi Festival ha avuto l’immenso piacere di ospitare sul palco, per l’ultima serata, Rula Jebreal, una donna meravigliosa dall’indescrivibile potenza narrativa. Nell’ambito della Rassegna di saggistica “Libri in Piazza”, Rula ha conversato con la giornalista Maria Novella De Luca presentando ‘Il cambiamento che meritiamo’ (Longanesi), un libro importante ed intenso che traccia una strada per […]

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Rula Jebreal Passaggi Festival 2021

Passaggi Festival ha avuto l’immenso piacere di ospitare sul palco, per l’ultima serata, Rula Jebreal, una donna meravigliosa dall’indescrivibile potenza narrativa. Nell’ambito della Rassegna di saggistica “Libri in Piazza”, Rula ha conversato con la giornalista Maria Novella De Luca presentando ‘Il cambiamento che meritiamo’ (Longanesi), un libro importante ed intenso che traccia una strada per il cambiamento della condizione femminile nel mondo.

L’importanza delle parole

È enorme il valore che Rula attribuisce alle parole, quelle stesse parole che sono la chiave del cambiamento per la condizione della donna. Lei le ha trovate in un viaggio in Medio Oriente quando, come inviata del New York Times, ha incontrato delle donne stuprate dall’Isis. Così ha trovato la forza di raccontare la sua storia, perché l’atto di coraggio di una donna dà coraggio ad altre. Così ha alzato la testa e ha iniziato a parlare, finalmente, del suo vissuto. Ha fatto emergere quella voce che tanto aveva cercato di soffocare e dimenticare e questo gesto le ha dato libertà grazie alla sua determinazione. Rula non perde occasione per farsi portavoce di questa immensa battaglia e ce lo ha dimostrato salendo, nel 2020, sul palco di di Sanremo ricordando a tutte le donne che non sono sole, che la loro voce e la loro storia valgono. “A tutte quelle donne vittime di abusi, di stupri, di ingiustizie, quel momento era per voi. Negare la giustizia a una donna vuol dire negare la democrazia”.

Uscire dal cerchio di violenza

La violenza è una bestia che colpisce tutta la comunità, mai solo il singolo. Distrugge famiglie, vite, anime. Ogni crudeltà trova la sua origine nel linguaggio, artefice della “deumanizzazione” di una donna. La violenza e le atrocità non iniziano con gli stupri, ma -sempre- con le parole. Ci si è mai chiesti come mai, in uno scenario così ricco di abusi e maltrattamenti, una donna denunci a fatica? C’è una grande difficoltà delle vittime nello spezzare le catene e uscire dal cerchio della violenza. Questo perché quando una donna denuncia una violenza inizia un processo rivolto a lei, come vittima e non al suo aggressore. Si parla della sua gonna troppo corta, del tacco troppo alto, della scollatura provocante. Così una vittima di abusi si trova a doversi giustificare riguardo il suo modo di dire le cose, di pensare, di agire. Questa è la realtà in cui viviamo, una realtà che impone canoni da rispettare e che al contempo denigra quando sei tu stessa la vittima.
Oggi il femminismo ha capito che la grande battaglia è proprio quella sul linguaggio e che unendosi agli altri gruppi discriminati, diventando intersezionale, può rendere la lotta per la parità più efficace.

Lottare per i propri diritti

Rula ha poi raccontato di Darnella Frazier, l’eroina appena diciassettenne, che ha registrato il video dell’omicidio di George Floyd. Quelle immagini di puro orrore hanno dato voce a Floyd e a tanti altri che, come lui, una voce non ce l’hanno più. Questa giovane ragazza ha compreso l’importanza della diffusione dell’immagine del razzismo in tutta l’America, affinché qualcosa potesse cambiare. Ha compiuto un atto di estremo coraggio.
“La storia di George Floyd non è iniziata con lui, ma con Rosa Parks e tutte quelle attiviste che hanno deciso di prendere in mano il loro destino. Senza il loro coraggio la storia dell’America non sarebbe mai cambiata”.
Negli Stati Uniti quando una donna è troppo ubriaca e non è in grado di acconsentire, di dire sì o no, è uno stupro. No vuol dire no. L’uomo non ha il diritto di appropriarsi e prendersi qualcosa da una donna senza il suo consenso. Questo è un insegnamento che viene dato a tutti i ragazzi nelle scuole americane.
Nel momento in cui le donne americane hanno deciso di denunciare le violenze sul lavoro è avvenuta una rivoluzione enorme. In Italia no. Viviamo in una realtà in cui la violenza è talmente normalizzata che uno stupro non risulta poi così grave. A dire il vero, nel nostro paese un inizio di rivoluzione c’è stata, ma si è fermata. Rula sostiene che l’unico modo per porre rimedio a queste tragiche situazioni sia “intervenire con la legge. Qualsiasi politico che non rispetta e incrementa la parità non merita il vostro voto. “

Non voglio aspettare cent’anni prima che il governo si svegli e decida che la libertà è doverosa. Utilizzerò qualsiasi privilegio che ho per aiutare le altre donne, il cambiamento deve cominciare da ora. Abbiamo una responsabilità morale nei confronti di quel pozzo di libertà da cui tutti abbiamo bevuto. Chiedo a tutte voi di appropriarvi del proprio destino. Il tempo è adesso, ora”.

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Mariangela Gualtieri – Una poesia che trasuda armonia e conciliazione con la vita https://2021.passaggifestival.it/poesia-trasuda-armonia-conciliazione-vita/ Sat, 26 Jun 2021 13:00:38 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82880 Mariangela Gualtieri presenta "quando non morivo" a Passaggi diVersi.

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La chiesa di San Francesco si illumina di poesia per l’ultima volta in questa edizione di Passaggi Festival, ospitando la poetessa Mariangela Gualtieri che presenta “QUANDO NON MORIVO”, raccolta poetica che propone con armonia una possibilità di conciliazione con la vita. Conversa  con Roberto Galaverni, critico letterario del corriere.

Un sovvertimento dei canoni poetici tradizionali

Il motore dell’incontro sono le riflessioni da cui scaturiscono poi molteplici spunti, non viene mandato avanti prevalentemente da domande. Il primo spunto lo offre Roberto Galaverni, che nota come la poetica di Mariangela si stacchi dal filone “negativo, pessimistico” del 900 come quella di Caproni o Zanzotto. La Gualtieri possiede un modo diverso di concepire la poesia, affermando infatti che la sua più grande sfida sia quella di comporre versi che facciano credere nella possibilità di riconciliazione con la propria vita, versi in grado di spingerci verso l’armonia poiché la poesia è quel luogo meraviglioso in cui si è selvaggi ma allo stesso tempo ragionevoli.  Un poeta sa che vivere spesso significa anche soffrire, e dunque come conservare quella convinzione che nella nostra esistenza ci sia ancora un filo buono? “Non tenendo gli occhi chiusi, riuscendo a percepire delle frequenze positive riconoscendone l’energia, che contempla l’accettazione della morte” , Esordisce lei.

La ciclicità della vita e la fecondità nella scrittura

Nei suoi componimenti è forte il senso di nascita, di morte e di vite che si danno la mano, conferendo continuamente quella ciclicità dell’esistenza che si rispecchia nella poesia: le caratteristiche espressiva più frequenti sono la dinamicità e la scorrevolezza dei paesaggi che non sono mai statici. Per quanto riguarda i personaggi e le parole, sono volutamente fecondi e gioiosi e trasudano vita ed armonia: sono riscontrabili piante come nel componimento “il quotidiano innamoramento” (in cui il richiamo alla natura è frequente) , bambini di cui ci parla durante la lettura di “divinità domestiche” , e animali con i quali chiuderà l’evento. Inoltre la poetessa tende a non presentare maggiormente un singolo individuo, ma tutta la specie umana.

Il cammino da attrice a poetessa

Galaverni le chiede quale vento l’avesse spinta ad approdare verso il mondo della poesia, quando il suo destino come attrice era già chiaro e segnato. La donna risponde spiegando che il lavoro da attrice le dava inquietudine, non le piaceva. La colpì poi la malattia che la mise in ginocchio “E in quel vuoto mi si sono aperte le mani che tenevo sempre aggrappate a qualcosa, e nelle mani vuote è giunta la poesia”. La sua condizione da inferma fu quasi un miracoloso risveglio, un evento che segnò la sua vita e il suo modo di concepirla: da quel momento in poi, spiega lei, divenne calamita per i termini che inserisce poi nella sua poesia, “non prendevo le parole, erano le parole a prendere me.”
Ammette anche che il suo grande maestro è stato Dante Alighieri, per l’esattezza è stata folgorata dalla capacità del poeta fiorentino di narrare il paradiso e di descrivere l’amore come quella grande forza che “move il sole e l’altre stelle” : da ciò apprende una lezione che concretizza nel “narrare il paradiso” utilizzando le parole più umili.

Il requiem e la sua “rivisitazione”

Possiamo immaginarci la poetessa Gualtieri seduta per terra (è così che confessa di scrivere) che tenta un approccio diverso all’imponente e colossale requiem, testo solenne ed inquietante per i defunti. “Ho deciso di comporre una poesia che non vuole ricordare i morti con le palpebre sigillate per sempre” afferma lei prima di leggere il suo componimento. Anche in questo caso, la leggerezza cerca di insinuarsi in questo baluardo così solenne, mitigando ed attenuando quell’idea asfissiante dell’eterno riposo. Innanzitutto è bene chiarire che  originariamente questa rivisitazione è stata dedicata ai morti del terremoto dell’italia centrale, ma in questo frangente la donna lo dedica ai morti di questo tempo. Segue la lettura: l’augurio che trapela da queste parole così calde e consolatorie è quello di un’adesione da parte dei defunti a tutto ciò che ci circonda, come negli elementi della natura, nella risata di un bambino, nelle piccole cose.

L’attenzione è la preghiera spontanea dell’anima

Galaverni le chiede di riflettere su un ultimo spunto prima di concludere l’evento :”Nel requiem ti auto-accusi di disattenzione, ma la poesia non è una forma altissima di attenzione?” Effettivamente è così, inoltre la poetessa aggiunge che ciò che si scrive, si incanala solo dopo averne concluso la scrittura. Conclude la risposta alla domanda con la lettura del componimento “fiore” , che ha come protagonista appunto l’attenzione che va riservata ad ogni cosa.
L’evento si avvia alla conclusione con la lettura di due poesie che la Gualtieri definisce “stizzite”, in quanto composte durante un periodo poco felice, e infine alcune poesie sul mondo animale.

 

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Marco Politi e l’importanza di Papa Francesco nel periodo della pandemia https://2021.passaggifestival.it/marco-politi-francesco-la-peste-la-rinascita/ Sat, 26 Jun 2021 12:16:51 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82835 Per incominciare al meglio l’ottava e ultima serata di Passaggi Festival in Piazza XX Settembre, per la Rassegna “Libri In Piazza”, Marco Politi, grande esperto della questione vaticana a livello internazionale, ha presentato il libro “Francesco. La peste. La rinascita” edito da Laterza. L’autore ha conversato con Liliana Cavani, regista, e Alessandra Longo, giornalista. Il […]

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Marco Politi Passaggi Festival 2021

Per incominciare al meglio l’ottava e ultima serata di Passaggi Festival in Piazza XX Settembre, per la Rassegna “Libri In Piazza”, Marco Politi, grande esperto della questione vaticana a livello internazionale, ha presentato il libro “Francesco. La peste. La rinascita” edito da Laterza. L’autore ha conversato con Liliana Cavani, regista, e Alessandra Longo, giornalista.

Il Papa, figura centrale in un periodo di crisi

Come dice Liliana Cavani, “I personaggi sono come le stelle comete”. In particolar modo all’interno di un periodo molto difficile da affrontare, la figura della Chiesa è fondamentale. Troppo spesso sino a quel momento all’interno della Chiesa aveva prevalso nel bene e nel male la struttura sugli uomini. Tuttavia ci sono stati diversi Papi che si sono comportati coraggiosamente, da uomini veri, come Papa Giovanni XXIII. La religione costituisce il ponte tra gli uomini e qualcosa che gli uomini non possono toccare.

La verità e la solidarietà prima di tutto

Il 27 marzo 2020 Papa Francesco si trova solo, con la piazza del Vaticano deserta, in una giornata di pioggia battente, in preda alla sofferenza legata all’impossibilità di trovare risposte ai problemi sorti da una tempesta assai violenta come la pandemia. La Chiesa dopo tantissimi anni non è più al centro della peste. Papa Francesco non si vergogna mai di dire la verità in merito a questa crisi. In seguito al silenzio della Chiesa e al nostro silenzio, il Papa torna in scena per mostrare la nudità della situazione in una piazza vuota, non con un discorso ex catedra, dicendo che è il giorno del giudizio nostro e non di Dio e che tutti devono aiutarsi per salvarsi. Non è possibile salvarsi da soli senza gli altri; tutto deve partire da una ricostruzione e da una rigenerazione.

Tutti gli uomini sono uguali

Nel silenzio del Papa ci sono parole di sostanza umana. Si cerca di capire la fratellanza tra tutti. La piazza è deserta, ma è come se fosse piena. Il mondo è molto più ricco delle percezioni. Tutti gli uomini sono della stessa sostanza. Le persone possono essere dominate dalla bontà o dalla cattiveria, due modi opposti per affrontare la pandemia, dalla quale possono uscire peggiorati o migliorati. Ormai è difficile vivere secondo uguaglianza e fratellanza. Ma in ogni vita anche disgraziata, c’è una scintilla positiva. Cristiano è chi vive nella realtà il comandamento di amore e si prende cura del prossimo come di sé. Ultimamente nella storia si è visto troppo odio, e troppe sono state le menzogne. L’ignoranza è portatrice di disgrazie.

L’importanza del dialogo

Papa Francesco è aperto sempre al dialogo e alla discussione riguardo ogni tematica; rigetta la violenza e l’aggressività come strumenti per contestare idee diverse dalle proprie. La libertà di parola e di espressione deve stare alla base di tutto, e il rispetto per le opinioni diverse non deve mai mancare, anche se si è contrari riguardo un certo punto di vista. Per esempio il Papa sulla questione dell’omofobia, pur essendo la Chiesa contraria a questo tema, riconosce la libertà alle persone omosessuali di poter vivere in famiglia. Il Papa crede sempre in un percorso di evoluzione della Chiesa, pur non avendo sempre la maggioranza dalla sua parte. Secondo Papa Francesco “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprezzarla”.

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Camihawke: un romanzo per dare voce alla parte più introspettiva https://2021.passaggifestival.it/camihawke-romanzo-dare-voce-parte-piu-introspettiva/ Sat, 26 Jun 2021 11:17:33 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82842 La rassegna “Fuori Passaggi Music & Social” si chiude in bellezza al Pincio di Fano, con l’ospite Camilla Boniardi, in arte Camihawke, influencer e scrittrice. Il suo primo romanzo, edito da Mondadori, si intitola “Per tutto il resto dei miei sbagli”. A presentarlo con lei, la radio speaker Ivana Stjepanovic. Cimentarsi nella scrittura La scrittrice, […]

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Camihawke Passaggi Festival 2021

La rassegna “Fuori Passaggi Music & Social” si chiude in bellezza al Pincio di Fano, con l’ospite Camilla Boniardi, in arte Camihawke, influencer e scrittrice. Il suo primo romanzo, edito da Mondadori, si intitola “Per tutto il resto dei miei sbagli”. A presentarlo con lei, la radio speaker Ivana Stjepanovic.

Cimentarsi nella scrittura

La scrittrice, per la prima volta a Fano, è stata accolta da un pubblico molto caloroso, gran parte del quale ha già letto il suo libro. Nella realizzazione di questo romanzo d’esordio ha provato diversi sentimenti: ansia, emozione, soddisfazione e paura. Una paura declinata nella volontà di non deludere il pubblico, che sarebbe stato molto più ampio rispetto a quello di un post su Tumblr. Il timore di deludere gli altri è infatti un aspetto del carattere di Camilla, che la accompagna in vari ambiti.
Prima ancora della stesura del testo, aveva già in mente ciò che voleva raccontare e una sommaria divisione in capitoli. Ovviamente, come ogni genere di pianificazione, non è stata rispettata, però le ha permesso di affrontare l’ansia. A ciò si è aggiunta anche un’organizzazione lavorativa molto schematica, perché non le piace lavorare abbandonandosi all’ispirazione.
Mentre scriveva il suo romanzo, ha continuato a leggere i libri di altri autori e questo rischiava di bloccarla per i continui confronti. Allora l’editor le ha suggerito di riprendere a leggere solo dopo aver concluso il romanzo. Ad ispirarla sono stati maestri dell’umorismo come De Silva, che le hanno dato l’idea di raccontare una storia d’amore con picchi di dramma e un pizzico di ironia.

Un titolo tra le righe e una copertina d’autrice

Il genere romanzo le ha permesso di far emergere una parte più nascosta di sé, introspettiva e riflessiva, che non poteva trovare spazio sull’estemporaneità dei social. La copertina è coinvolgente e particolare con un intento evocativo più che didascalico. È stata realizzata dall’illustratrice Giulia Rosa, che seguiva su Instagram. Dopo averla contattata senza dirle troppi dettagli della storia, Giulia le ha mandato alcune illustrazioni ed è stato amore a prima vista con quella che poi è diventata la copertina definitiva. Per lo sfondo si sono vagliate varie opzioni: terracotta, verde e il definitivo azzurro che non è un colore amato da Camilla, ma con il quale ha fatto pace. Il titolo è stato scelto in corso d’opera. Tutti infatti le suggerivano che lo avrebbe trovato tra le righe. E così è stato, in particolare dall’ultimo capitolo.

L’importanza della comunicazione

Per Camihawke è importante parlare d’amore, non solo in una coppia ma anche tra amici e famigliari. Diventa fondamentale trovare qualcuno che utilizzi il nostro stesso codice amoroso, non per forza basato sulle parole a viso aperto ma sulla comunicazione più in generale, perché il silenzio emotivo genera sofferenza. Nel romanzo la protagonista Marta è alle prese sia con l’amore, nei panni di Dario e poi Leandro, sia con l’amicizia incarnata nella figura di Olivia.
Marta conosce Dario una sera nella Milano delle feste, ma la loro frequentazione diventerà motivo di frustrazione per Marta. In suo aiuto vi è l’incontro con Olivia che personifica quella voce interiore che ci suggerisce cosa fare, anche se poi spesso facciamo tutto il contrario. Olivia rappresenta quindi il famoso “te l’avevo detto”. È una donna diversa da Marta, più realizzata in ambito lavorativo ma con gli stessi problemi in ambito amoroso. Le due amiche hanno quindi aspetti comuni. L’autrice ritrova elementi di sé in ognuno dei suoi personaggi: le molteplici voci che aveva dentro e che voleva riportare, le ha distribuite tra i vari personaggi. Per quelli maschili ha chiesto al suo fidanzato, Aimone Romizi, se potessero essere delle voci credibili.

Venticinque anni

La protagonista del romanzo, Marta, ha venticinque anni. Questa non è considerata un’età critica, come invece lo è quella adolescenziale di cui si parla in alcuni romanzi di Silvia Avallone come “Un’amicizia” e “Acciaio”. Eppure è un’età ricca di complessità che coincide con la fine dell’università, il prendere decisioni sul futuro. Il mondo si aspetta grandi cose, perché si è adulti e si possono assumere delle responsabilità le quali nemmeno si immaginavano al liceo. Nell’ immaginario comune a venticinque anni si è realizzati, ma ora non è così e anche le facoltà che ti assicuravano un lavoro non sono più tali, c’è un senso di ansia per il futuro che si è acuito. Un periodo che ricorda quindi non spensierato, perché a volte bisogna fare i conti con l’idea di aver intrapreso un percorso che non era il più tagliato per noi. La stessa Camilla ha studiato giurisprudenza per poi dedicarsi al campo della comunicazione. Aveva delle compagne molto convinte del percorso, che desideravano diventare magistrati da quando sono nate. Lei invece aveva tantissimi interessi ed è ciò che capita alle persone “multipotenziali”, ovvero di sbagliare strada e non sapere se darsi una seconda possibilità o se è troppo tardi per farlo.

La sindrome dell’impostore

“La vita è una lunga battaglia contro la sindrome dell’impostore”.
Questo si legge nelle pagine di un libro ricco di situazioni in cui la protagonista sente di non meritarsi il successo ottenuto e che i suoi traguardi siano in realtà dovuti ad un inganno. Ne soffrono tantissime persone giovani e soprattutto femmine, che tendono a sminuirsi e ad attribuire ad altri i propri successi, vivendo nell’idea di non essere capaci e che prima o poi qualcuno smascheri questa incapacità. A Marta aiuterà tantissimo la frequentazione con Leandro, che sarà l’antidoto per le sue insicurezze e la farà rinascere. I due iniziano una frequentazione con molta lentezza e questo rispecchia la concezione d’amore dell’autrice. In un’epoca in cui tutto si basa sulla rapidità, sulla presenza di Tinder, probabilmente non si troverebbe a suo agio. La sua indole “romantica” voleva essere presente nel romanzo, con questa lentezza nella frequentazione dei due personaggi, caratterizzata da scambi di e-mail. È quindi un romanzo che vive nell’attesa dell’incontro, un po’ senza volerlo è scandito dal Covid, perché ricco di distanze nella storia d’amore.
Dario invece ha un modo di vivere l’amore diverso da Marta ed è per questo che la storia naufraga: non ha un modo sbagliato, ma diverso. Camihawke decide di non rispondere alla domanda che le chiede di dire quanto c’è di ispirato alla sua storia personale. Per lei non bisogna tracciare dei confini netti, perché così si priva il lettore di fantasia.

Marta, d’infinito e provvisorio

L’insicurezza di Marta le permette di fare delle esperienze di vita e di passare attraverso una continua messa in discussione. Tentennare si rivela salvifico: le permette di trovare un percorso più adatto a lei.
“Per tutto il resto dei miei sbagli” è un libro sulle seconde possibilità e sul riprendersi dagli sbagli. Secondo lei la serenità è dare ascolto a quelli che sono gli obiettivi personali e non agire per accontentare gli altri. Bisogna darsi del tempo per trovare qualcuno che possa apprezzare i nostri limiti, condividerli ed amarli.

Per Camihawke l’infinito è la volontà di trovare nella comunicazione la sua casa, il provvisorio è una caratteristica intrinseca di questo mondo. Basti pensare che quando ha iniziato non esisteva nemmeno Instagram.

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Piero Pelù e una vita dedicata alla musica https://2021.passaggifestival.it/piero-pelu-spacca-infinito-il-romanzo-una-vita/ Sat, 26 Jun 2021 10:24:07 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82821 A far cominciare l’ottava e ultima serata di Passaggi Festival nel Pincio, per la Rassegna “Fuori Passaggi Music & Social”, è Piero Pelù, cantautore e cofondatore dei Litfiba. Piero Pelù ha presentato il libro “Spacca l’infinito. Il romanzo di una vita” edito da Giunti e ha conversato con Luca Valentini, dj e critico letterario. Nessuno […]

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Piero Pelù Passaggi Festival 2021

A far cominciare l’ottava e ultima serata di Passaggi Festival nel Pincio, per la Rassegna “Fuori Passaggi Music & Social”, è Piero Pelù, cantautore e cofondatore dei Litfiba. Piero Pelù ha presentato il libro “Spacca l’infinito. Il romanzo di una vita” edito da Giunti e ha conversato con Luca Valentini, dj e critico letterario.

Nessuno deve avere terrore per la paura

Piero Pelù esordisce dicendo che la cornice della nostra vita non la possiamo scegliere noi, ma noi possiamo decidere cosa inserire dentro la nostra vita. La paura è un fenomeno del quale nessuno deve avere paura. Tutti gli esseri umani sono cresciuti anche attraverso la paura, ma grazie alla solidarietà e all’unione sono riusciti a superare le difficoltà: questo è il senso di appartenenza al genere umano. Non ci devono essere gerarchie e divisioni in merito alle classi sociali o al colore della pelle. Il fatto che nella realtà ogni individuo è diverso dagli altri è assolutamente positivo. Se viene a mancare il senso di appartenenza al genere umano, allora lì nascono e crescono la paura e l’isolamento. Avere paura è umano. Piero Pelù ha sempre avuto tensione e paura di non fare un bel concerto o di non improvvisare bene.

Il mistero e le novità

Anche il mistero è fondamentale per l’uomo; è un qualcosa di oscuro e imprevedibile, ma al tempo stesso contiene in sé diverse sorprese. I suoi concerti non sono mai uguali tra loro, e neanche simili. Non è il concerto standard a creare stupore e a far ottenere successo, ma il fatto che ogni concerto sia unico e irripetibile. Sono i nuovi effetti e i nuovi suoni a far arrivare la fantasia umana in zone del tutto insondate. Il rovesciamento dei nastri da parte dei Beatles in alcune canzoni rappresenta una novità assoluta. Il loro album Yellow Submarine contiene una tecnica incredibile, oltre a una ricchezza infinita di suoni; in questo album addirittura la prima opera di animazione interagisce con le immagini e le fotografie girate in pellicola.

Banana Moon e la scoperta di una nuova musica

In famiglia Piero Pelù era amato ma non esaltato, e questo è un bene. Infatti il rapporto tra genitori e figli si deve fondare sempre sul supporto, ma non sull’eterna difesa e protezione. Così ha avuto la possibilità di frequentare il locale Banana Moon a Firenze e di conoscere personaggi importanti della musica, sia locali che nazionali. Ha dovuto tranquillizzare la madre in seguito alla pubblicazione su La Nazione di un articolo che denunciava il locale per fumo e filtri, ma lui andava in quel posto esclusivamente per conoscere la musica nuova.

I gruppi e le band che hanno fatto la storia

Nel corso della vita, in particolar modo nel periodo vissuto a Londra, Piero Pelù scopre tantissime band importanti che creano un nuovo sound e nuovo stile, dai Beatles ai Queen, dai Pink Floyd ai Rolling Stones. Ha assistito anche alla nascita di un nuovo genere musicale, il punk, e alla sua diffusione. Sicuramente il gruppo più importante per la sua formazione e per l’avvicinamento al genere rock è quello dei Sex Pistols. Ha creato numerose playlist con i brani degli anni Settanta che hanno fatto la storia. Riguardo al tema del provvisorio e dell’infinito, Piero Pelù ritiene che anche l’infinito è provvisorio.

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L’India di Francesca Giommi tra stupore, fatica e ironia https://2021.passaggifestival.it/francesca-giommi-passaggi-festival-storia-viaggio/ Fri, 25 Jun 2021 13:48:19 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82764 Nell’ultima giornata della nona edizione di Passaggi Festival si conclude la rassegna “Buongiorno Passaggi. Libri a colazione”. Due gli incontri, al Bon Bon Art Cafè con Chiara Alessi “Tante care cose” (Longanesi) e a Bagni Torrette con Francesca Giommi “la figlia del Maharaja” (Aras). Francesca Giommi (dottoressa in letteratura post coloniale e africana) ha conversato […]

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Francesca Giommi Passaggi Festival 2021

Nell’ultima giornata della nona edizione di Passaggi Festival si conclude la rassegna “Buongiorno Passaggi. Libri a colazione”. Due gli incontri, al Bon Bon Art Cafè con Chiara Alessi Tante care cose” (Longanesi) e a Bagni Torrette con Francesca Giommila figlia del Maharaja” (Aras).
Francesca Giommi (dottoressa in letteratura post coloniale e africana) ha conversato con Elisabetta Rossi (Giornalista, Il Resto del Carlino). “La figlia del Maharaja” è la storia di un viaggio attraverso l’India.
Un libro che sazia e travolge, fatto dei colori, dei sapori e degli odori che caratterizzano questo continente. L’India che viene descritta è quella reale, non quella tipica dell’imaginario collettivo. Un libro ibrido: documentario, guida turistica e romanzo.

Un viaggio al femminile

La protagonista di questa storia è Beatrice, una giovane viaggiatrice. Il titolo del romanzo viene da uno dei tanti incontri che avvengono durante il viaggio. È un personaggio, una suggestione, una delle tante figure con cui si confronta la nostra protagonista. Non è un caso che la figura principale sia una donna, è una delle chiavi di lettura del testo. L’autrice ci ha spiegato che le è sempre piaciuto dare uno sguardo femminile, usarlo come un filtro per il lettore.
Sono tanti i racconti maschili di viaggi (si pensi a Pasolini, a Moravia, a Terzani…), mi sembrava importante dare una visione al femminile. L’approccio femminile è caratterizzato dallo stupore, soprattutto nei viaggi. Uno stupore per il mondo e le persone ed io ritengo che si tratti di un elemento essenziale”.

Tra fatica e ironia

Il racconto si articola in una chiave spesso anche ironica, quasi per smorzare la fatica fisica ed emotiva che un viaggio in India comporta. Si è trattato in realtà di un viaggio di gruppo, del quale l’autrice era la guida turistica. Più grande della fatica fisica però è stata la fatica emotiva: in India c’è una sofferenza umana che ti tocca. Il libro non nasce come la trascrizione di un taccuino, è la reinterpretazione narrativa di un viaggio.
Francesca Giommi ci rivela di aver studiato moltissimo per scrivere questo libro, per lei la ricerca e lo studio sono fondamentali, soprattutto nel momento in cui si decide di mettere per iscritto le proprie avventure. Bisogna approfondire e comprendere, preoccupandosi di non mettere per iscritto nulla che non sia veritiero o non verificabile.

Non esiste un viaggio che non farei mai, tutto mi incuriosisce e mi regala grandi emozioni. Viaggiare è muoversi ed esplorare

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L’Albania di ieri e di oggi raccontata da Tom Kuka https://2021.passaggifestival.it/albania-ieri-oggi-raccontata-tom-kuka/ Fri, 25 Jun 2021 13:00:18 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82802 Tom Kuka, scrittore albanese vincitore del Premio dell'Unione Europea per la Letteratura, ha presentato il suo libro L'ora del male

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Tom Kuka Passaggi Festival 2021

A Passaggi Festival giovedì 24 giugno si è conclusa la rassegna “Europa/Mediterraneo” con la presentazione del romanzo L’ora del male (Besa – Livio Muci Editore). L’ultimo autore a salire sul palco della Chiesa di San Francesco è stato Tom Kuka, giornalista e scrittore albanese, vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il Kult Award 2020 e il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2021. Con lui hanno conversato Carolina Iacucci, scrittrice e critica letteraria, e Ledia Mirakaj, responsabile culturale dell’ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia.
L’incontro si è aperto con la presentazione della rivista Lettere dalla Diaspora di Mimoza Hysa, Direttrice del Centro editoriale per la Diaspora di Tirana.

Enkel Demi e Tom Kuka

Tom Kuka è in realtà lo pseudonimo di Enkel Demi, giornalista, personaggio televisivo e radiofonico molto famoso in Albania. L’autore ha spiegato che lavorando nel mondo dei media si è creato un personaggio, in gran parte fasullo e menzognero. Quando ha iniziato a pubblicare romanzi ha deciso di assumere una nuova identità, in modo che quella conosciuta dal pubblico non interferisse, con i suoi gusti e la sua arroganza. Inoltre, senza questo espediente, avrebbe corso il rischio di perdere i lettori che non amano il personaggio televisivo da lui costruito. Quando Besa Editore gli ha proposto di pubblicare i suoi libri in Italia ha deciso di mantenere lo pseudonimo.
Nei suoi romanzi compare sempre un personaggio secondario chiamato Tom Kuka. In questo modo l’autore può osservare e vivere le sue storie anche dall’interno.

Sali Kamati, vittima della legge della violenza e della vendetta

Sali Kamati, protagonista de L’ora del male, deve vendicare la morte del fratello. L’uomo vorrebbe interrompere questa catena di sangue, ma non può farlo senza macchiare il suo onore. È la paura dell’infamia e del giudizio della società a spingerlo a rispettare la legge della violenza e della vendetta. Questa cultura, antica e che ancora sopravvive, è il motivo per cui nelle cronache giornalistiche tra i colpevoli di un delitto compaiono spesso nomi albanesi.
Sali è un personaggio epico. Vive in una piccola comunità, che lo onora quando uccide e lo disprezza quando ama. Infatti, per gli uomini albanesi amare rappresenta una vergogna: gli uomini devono essere amati e non amare. Nel finale l’epicità del protagonista assume tutt’altra veste. Scopre l’amore e il suo eroismo si concretizza nell’allontanamento dalle antiche leggi delle armi, per riscoprire la vita con una nuova luce.

Le figure femminili

Il protagonista de L’ora del male è un uomo, ma è circondato da importanti personaggi femminili. I principali sono la moglie, che non gli ha dato figli e ormai sta invecchiando, la nipote, ancora giovane e pura, e la sorella, un’intellettuale che vive in un mondo di personali astrazioni. Per delineare queste tre figure, che rispondono a differenti paradigmi di femminilità, Tom Kuka si è ispirato alla sua famiglia. Ciò che troviamo nei suoi scritti non è inventato: sono storie raccontate dalle donne che lo hanno cresciuto con i loro miti, leggende e pregiudizi. Nei romanzi racconta la storia dei suoi antenati, le sue radici. Nel libro compare anche uno spirito composto da due entità, l’Ora, descritto come una figura mitologica.

Il tempo e il canto

Uno dei temi principali del romanzo è il tempo, che entra nella narrazione attraverso la descrizione della ciclicità delle stagioni, una riflessione sulla caducità e il sopravvivere, nella società, di leggi non scritte. Tom Kuka parla del tempo per descrivere un popolo, quello albanese, che dall’antichità attraversa la vita scandita da numerose feste, pagane e religiose. Secondo lo scrittore “non è possibile comprendere un popolo se non si conosce il tempo che si porta dietro dai mondi perduti”.
Ne L’Ora del male sono presenti frequenti riferimenti al canto, che anticipa i personaggi e i fatti. Inoltre, la scrittura è molto musicale. Anche questo tema è ripreso dalla cultura albanese e dalle radici di Tom Kuka. Nella regione della sua famiglia, le notizie e i messaggi venivano trasmessi attraverso il canto.
L’inserimento di questo elemento nella letteratura non può che essere erede anche del coro delle tragedie e commedie greche, che sono un modello in tutta Europa.

L’Albania: un Paese che non cambia, ma dimentica

Tom Kuka nei suoi libri racconta l’Albania di oggi attraverso quella di ieri. Questo Paese non ha infatti subito cambiamenti. Gli articoli di giornale e i discorsi in Parlamento di cento anni fa, sostituendo qualche nome, potrebbero essere scambiati per attuali. In Albania ci sono nuove strade e palazzi, ma “gli albanesi hanno sempre la stessa povertà di sentimenti e la stessa voglia di vivere in modo caotico”.
Ciò che Tom Kuka non apprezza del suo popolo è che dimentica troppo velocemente. In Italia ogni anno vengono celebrate cerimonie per onorare i caduti delle Guerre mondiali e il fine di tali eventi è ricordare non tanto le singole persone, ma ciò che è accaduto. In Albania queste cerimonie non esistono e la mancanza di memoria scatena un circolo vizioso che porta a ripetere gli sbagli del passato e a perdere i valori degli antenati. I dittatori, i regimi e le faide sono frutto di una memoria breve, della storia dimenticata.

L’incontro si è concluso con una lettura in albanese, da parte di Ledia Mirakaj, di qualche pagina di Flama, il nuovo romanzo che è valso a Tom Kuka il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura. Il libro, dedicato al tema delle catastrofi naturali, non è ancora stato tradotto, ma la casa editrice Besa sta lavorando con l’autore per pubblicare al più presto l’edizione italiana.

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I vangeli apocrifi, da De André a Paolo Castaldi https://2021.passaggifestival.it/paolo-castaldi-riscrittura-buona-novella-de-andre/ Fri, 25 Jun 2021 11:50:36 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82780 A chiudere la rassegna di “Passaggi fra le Nuvole” è stato Paolo Castaldi, autore di molte graphic novel che spaziano tra argomenti sociali e sportivi. A Passaggi Festival ha presentato il libro ‘La buona novella’, che è la riscrittura a fumetti di un concept album di De André. E’ un disco dedicato alla storia di […]

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Paolo Castaldi Passaggi Festival 2021

A chiudere la rassegna di “Passaggi fra le Nuvole” è stato Paolo Castaldi, autore di molte graphic novel che spaziano tra argomenti sociali e sportivi. A Passaggi Festival ha presentato il libro ‘La buona novella’, che è la riscrittura a fumetti di un concept album di De André. E’ un disco dedicato alla storia di Cristo tratta dai vangeli apocrifi, che Castaldi ha disegnato interamente basandosi sui testi del grande cantautore italiano. Nel corso della serata l’autore conversa con Virginia Tonfoni.

Musica e disegno si incontrano

L’autore ci racconta come, avendo scoperto questo album in età adolescenziale, abbia sempre sentito dentro di sé il bisogno e la voglia di rappresentarlo attraverso delle immagini. “Sono tantissimi anni che immagino questo libro e che vedo queste immagini come un film”, racconta Castaldi. Nonostante si tratti di un disco pubblicato nel 1970 presenta messaggi universali, come la sospensione di giudizio e l’inclusione, tuttora attuali. Quando allora De André uscì con un disco sulla storia di Gesù, in un periodo di grandi lotte, non venne recepito subito che ciò di cui parlava contenesse tutte le istanze di quegli anni. Venne anzi completamente frainteso. Ebbene Castaldi ha sentito l’esigenza di riproporre questo tipo di istanze. L’intento che si trova alla base di queste canzoni è, come disse De André in un’intervista, spogliare il cristianesimo dal cattolicesimo, rispiegare i vangeli apocrifi prescindendo dalla chiesa cattolica.

Parole tali e quali nel tempo

L’universalità dei testi di queste canzoni, che sono a tutti gli effetti considerabili poesie, deriva da una forza incredibile del linguaggio di De André e ciò li rende molto impegnativi da tradurre in immagini. La buona novella ti parla di una storia di 2000 anni fa che ti racconta dell’oggi. L’intento di Castaldi era proprio quello di non aggiungere né togliere nulla ai testi originali, cercando di “impostare questo lavoro con umiltà e rispetto, ma anche con le mie idee da autore, che mi hanno fatto immergere nei panni del lettore portandomi a chiedere come lo avrei voluto vedere al suo posto”.

Dare voce a chi non ne ha: la rivendicazione dei personaggi secondari

I protagonisti del suo libro sono quei personaggi secondari che nei vangeli apocrifi acquisiscono centralità, mostrandoci i fatti sotto una luce diversa rispetto alla storia canonicamente tramandata. Castaldi disegna questi personaggi, da sempre considerati marginali, con un approccio di rivendicazione. Il punto focale per l’autore è che si tratta di persone, non intese come figure religiose, ma come soggetti che vissero in quell’epoca. Maria in particolar modo gioca un ruolo fondamentale per Castaldi, il quale si impegna affinché non venga percepita come la solita figura di Santa, ma come donna. “Ho cercato di impersonificarmi” ,dice l’autore, “l’obiettivo è che il lettore nel corso della lettura si scordi che stiamo parlando di Maria”.

L’ambientazione

Uno degli aspetti più discussi nel produrre questo libro è stata l’ambientazione. Castaldi era combattuto tra la rappresentazione dei fatti nell’epoca in cui sono effettivamente ‘avvenuti’ o se fare una trasposizione degli eventi nell’epoca moderna. “Ho deciso di non cambiare gli ‘accordi’, ho preso il disco di De André e l’ho semplicemente trasposto”. Soltanto alla fine del libro troviamo un grande punto di rottura: improvvisamente, da un’ambientazione ben chiara, con l’ultima scena arriviamo in un contesto diverso, definito da Castaldi un “contesto di guerra”. “Ne ‘Il Testamento di Tito’ sarebbe stato troppo complicato continuare ad ambientare nell’epoca originaria questa canzone. Doveva succedere qualcosa, volevo attualizzare la buona novella, avevo bisogno di questo cambio”, racconta.

La storia è scritta dalle persone

Per concludere il piacevole incontro Paolo Castaldi ci ha parlato di come, quando non fa illustrazioni, per scrivere i testi dei suoi libri vada al bar a sentire storie. La più grande fonte di ispirazione per l’autore sono le persone stesse, che hanno un vero vissuto e racchiudono dentro di sé mille cose da raccontare. Si può dire insomma che Castaldi dia voce a chi una voce non ce l’ha. “Ci sono già storie belle dentro di noi senza per forza dover inventare mondi che non esistono. Io mi rifaccio alla vita degli altri perché a me sembra tutto già meraviglioso, basta riscoprirlo”.

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Il rapimento di Carlo Saronio, un fatto storico e tragico riportato da Mario Calabresi https://2021.passaggifestival.it/mario-calabresi-quello-che-non-ti-dicono/ Fri, 25 Jun 2021 11:44:58 +0000 https://2021.passaggifestival.it/?p=82758 A concludere la settima serata di Passaggi Festival in Piazza XX Settembre, per la Rassegna “Libri In Piazza”, c’è Mario Calabresi, giornalista e scrittore, che è stato anche direttore del quotidiano La Repubblica. Mario Calabresi presenta il libro “Quello che non ti dicono” edito da Mondadori, intervistato da Piero Alessandro Corsini, responsabile Rai 5 della […]

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Mario Calabresi Passaggi Festival 2021

A concludere la settima serata di Passaggi Festival in Piazza XX Settembre, per la Rassegna “Libri In Piazza”, c’è Mario Calabresi, giornalista e scrittore, che è stato anche direttore del quotidiano La Repubblica. Mario Calabresi presenta il libro “Quello che non ti dicono” edito da Mondadori, intervistato da Piero Alessandro Corsini, responsabile Rai 5 della Direzione Rai Cultura.

Un nuovo libro, nato per caso

A differenza di tutti gli altri libri, alla cui base si trovavano idee coltivate, pezzi, appunti, ritagli, frasi, tutti conservati in una cartellina, “Quello che non ti dicono” nasce dalla necessità, non sua, di raccontare attraverso un fatto il terrorismo degli anni Settanta, argomento di notevole importanza quasi mai affrontato nelle scuole. Il libro non nasce da un pensiero né da una ricerca, ma per caso e all’improvviso. L’autore ha scritto il libro in modo apparentemente semplice, ma ogni singola parola non è superflua ma ha il suo peso.

Il rapimento di Carlo Saronio, un fatto tragico

Da pochi anni è su Facebook per raccontare storie e dialogare in tono civile senza mai ricevere insulti. A un certo momento viene avvisato direttamente dall’Algeria da un frate, Padre Piero, il quale gli spiega che suo zio, Carlo Saronio, è stato vittima di terrorismo di un gruppo di estrema sinistra, essendo stato rapito e ucciso a Milano a soli 26 anni, nel 1975. Padre Piero gli chiede così di scrivere un libro. La figlia Marta non ha mai conosciuto il padre, essendo nata il 24 dicembre del 1975; Marta vorrebbe più informazioni su quanto accaduto a Carlo Saronio, ma non ha la forza di fare domande a nessuno. Un fattore che spinge Mario Calabresi a scrivere è rappresentato dagli stessi eventi capitati alla sua famiglia, dato che suo padre Luigi era morto nell’aprile 1972 e il fratello Luigi è nato a dicembre dello stesso anno.

“Quello che non ti dicono deve essere ricercato”

Poco prima della pandemia l’autore ha presentato un libro in un teatro di Lodi e l’ultima persona ad andarsene è stata proprio Marta. Lui non la riconosce subito, ma attraverso il pensiero di Padre Piero che gli torna in mente. Da lì inizia il racconto della storia di Carlo, tramite la ricerca di articoli, documenti, foto, lettere che ne testimoniano la vita. La Milano degli anni Settanta, gli anni di piombo, è dominata dal terrorismo di Destra e di Sinistra, dai rapimenti e dalle uccisioni. Carlo si vergognava della ricchezza e del benessere della sua famiglia, e si avvicinò al mondo popolare e al gruppo politico del Potere Operaio, dal quale fuoriuscì il gruppo del Fronte Armato Rivoluzionario Operaio che lo rapì. Il padre di Carlo aveva fabbricato armi e gas per i fascisti e aveva pure scattato una foto con il duce. La madre di Marta non le ha mai raccontato l’accaduto perché, secondo lei, sono fatti che non si devono dire e devono restare nascosti. Secondo Padre Piero, invece, “Quello che non ti dicono va cercato”. Proprio da qui è nato il titolo.

Gli anni Settanta, un periodo da non dimenticare

Gli anni Settanta si presentano come un mosaico bizantino, privi di alcune verità, nonostante la discreta conoscenza in generale. Il Novecento e gli anni Settanta sono periodi che non possono essere tralasciati; di questi tempi recenti bisogna essere a conoscenza della verità di tutti i fatti e non si devono dimenticare le vittime. Le scuole, in particolar modo, devono accantonare una parte della storia antica, perché è necessario che tutti comprendano questo periodo, che non rappresenta una fase secondaria di passaggio, ma l’origine delle ultime generazioni.

“Prima di ogni altra cosa, è fondamentale ricercare e scoprire la verità di tutti i fatti accaduti, per poter essere al corrente della storia moderna e contemporanea e capire la propria origine”.

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