di Ilva Sartini
“Anna, non ti chiamo più. Se mi fai uscire un’altra volta, le prendi!” la voce della madre, quella di quando è arrabbiata, è inconfondibile. E non lascia scampo.
“Arrivo, mamma. Arrivo subito” mentre risponde, Anna ha già chiuso il quaderno, riposto la penna e si è incamminata verso la scala di casa. Si è alzata presto, anche oggi. La sveglia non è suonata, la madre non è entrata in camera per farle fretta usando lo stratagemma dell’odore di caffellatte dalla cucina. Fatica Anna ad alzarsi per andare a scuola. La sua casa è lontana dal paese: ci vuole più di un’ora di cammino, lungo quel viottolo sterrato, pieno di sassi e tutto in salita. Anna, la dormigliona, come la chiama il fratello, non si è ancora abituata alla levataccia nemmeno ora che il sole è alto quando escono di casa.
D’inverno devono partire che è ancora buio, se vogliono arrivare in tempo. La sveglia suona in camera dei genitori, ma Anna non la sente o fa finta di non sentirla. Allora la madre le prepara una bella tazza di caffellatte bollente, che Anna adora, entra in camera e lascia la porta aperta perché quell’odore la convinca a mettere i piedi a terra. Prima però deve infilarsi i vestiti perché in quella camera gelata, dove i vetri sono smerigliati dai cristalli di ghiaccio, non si può mettere neppure un piede fuori dalle coperte senza vestirlo. È sempre tardi quando riesce a berlo il suo caffellatte che ormai è tiepido. Così è meno buono, ma almeno può ingollarlo in un
sorso e non perdere altro tempo.
I primi passi sono ancora con gli occhi semichiusi, ma il freddo glieli apre in fretta. E poi deve aprirli per forza, perché Piero le stacca subito la mano dal braccio a cui si è appoggiata. Piero, il fratello, è scocciato di doversi occupare di Anna: lui è già un ragazzo, all’ultimo anno di avviamento commerciale (le medie non ci sono ancora al paese), il più grande della compagnia che s’ingrossa lungo la strada per la scuola. Ha messo gli occhi sulla ragazzina bionda del podere di mezzo, che si scioglie le trecce quando lo vede sbucare dalla curva e lo aspetta inventando mille scuse. Quella palla al piede di Anna, che quest’anno fa la prima elementare e gli è stata affidata, lo fa vergognare con le sue domande indiscrete. E’ un’impicciona: vuol sapere tutto, chiede e poi racconta alla madre, anche quello che non dovrebbe. Soprattutto ora deve tenerla a bada con le minacce: guai se la madre sapesse che gli piace trecce bionde.
“Ma cos’hai fatto tutta la mattina?” la voce della madre è ancora arrabbiata. Quando chiama, vuol dire che la pasta è in tavola e bisogna affrettarsi. La madre ha poco tempo per cucinare.
Prepara il sugo mentre lavora alle sue macchine da maglieria, ma lo fa fresco ogni giorno: un buon ragù arricchito di spezzatino, così in un unico tegame prepara primo e secondo. Risparmia tempo, ma lo prepara con cura e vuole che il cibo venga gustato al meglio. Pretende rispetto per il suo lavoro casalingo, concentrato nel tempo sottratto al lavoro che le procura un guadagno. E vuole rispetto anche per la carne che riesce a mettere in tavola ogni giorno. È una novità, conquistata col suo lavoro di maglieria che ha portato la famiglia fuori dalla
miseria.
“Ho già fatto un sacco di compiti” comunica, orgogliosa, Anna. “Ma hai tutta l’estate! Che bisogno c’è di fare subito tutti i compiti?” la madre preferirebbe che Anna giocasse un po’ di più. Non che non sia contenta del suo impegno e del successo scolastico. Anzi! Ne è proprio felice. Anna è l’opposto di Piero. La madre l’ha fatto bocciare in quinta elementare per aspettare che al paese attivassero la prima classe di Avviamento commerciale: non vuole vederlo bighellonare per strada un intero anno, con il rischio che poi a scuola non voglia tornarci più. È stata una gara dura! Piero si è arrabbiato molto per quella impuntatura della madre che ha convinto anche il maestro. Ha urlato “Piuttosto mi ammazzo” e ha iniziato a sbattere la testa contro il muro. La madre l’ha afferrato per i capelli per farlo desistere, ma anche punire per quel gesto sconsiderato. Alla fine Piero si è rassegnato: in fondo andare a scuola fino a quindici anni, guadagnandosi la promozione con un filo di gas, grazie a un’intelligenza spiccata che compensa l’assoluto disimpegno, è sicuramente sorte migliore di quella della gran parte dei suoi amici che passano pomeriggi ed estati a parare le
pecore o le mucche. E, ora che hanno smesso di andare a scuola, devono sgobbare nei campi,
come faranno per tutta la vita.
Ormai si è fatto davvero un bel giovanotto e la strada per la scuola è più corta da quando Laura, la ragazzina del podere di mezzo, è sbocciata come un fiore: sono bastate le vacanze d’estate a trasformare la ranocchietta legnosa in una ragazzina deliziosa. Piero sorride al pensiero della rima che gl’ispira.
Ma proprio quest’anno la sorellina ha iniziato la prima elementare e la madre vuole che Piero non la perda d’occhio finché non entra a scuola. Già, Anna è sempre stata la principessa, quella col vestito dai campanellini d’oro, come dice la vicina invidiosa; quella che deve stare attenta a non farsi male, quasi fosse una bambina di città.
Da bambina di città ha imparato anche i modi, l’estate scorsa. L’ha passata al mare, a casa della zia. E al rientro, la madre le ha imposto di non pronunciare più nemmeno una parola di dialetto, la lingua madre di Anna come di tutta la famiglia. “Adesso devi parlare in italiano, se vuoi essere brava a scuola” ha detto, perentoria! Piero è stato pronto a prenderla in giro il giorno in cui il cugino, il figlio della zia del mare, più grande di tutti loro, le ha teso un tranello. Saputa la storia dell’italiano, ha provocato Anna: “Dai, vediamo allora se lo sai parlare
l’italiano. Dì Io sono una stupida”. Ma Piero si è dovuto ricredere e ha provato orgoglio per la capacità di reazione della sorellina: Anna ha risposto, in italiano perfetto Tu sei un cretino strappando un sorriso rispettoso al cugino grande che, anziché arrabbiarsi ha commentato La risposta è esatta. Insomma Anna ha sempre avuto un bel caratterino, è una bambina intelligente e innamorata della scuola e della cara maestra Rosina.
Ora che la scuola è finita, Anna ha passato la prima mattina di vacanza a fare i compiti: ha iniziato molto presto, perché si è svegliata alla solita ora e senza sveglia, ha fatto la sua colazione veloce e improvvisato uno scrittoio sulla panca sotto il ciliegio.
Le ore passano veloci: Anna ama la scuola, ma soprattutto non sa cosa fare a casa. Sarà stata l’estate al mare a conquistarla alla vita frenetica della città; sta di fatto che quest’inverno ha molto sofferto per l’isolamento della vita in campagna. Anna ama la compagnia e il gioco con gli altri, ma a casa sua di bambini non ce n’è. E neppure nelle altre case del piccolo borgo in cui vive ha tanti amici. Ci sono solo altri quattro bambini di età vicina alla sua, ma sono così poveri che non possono perdere troppo tempo a giocare: quando non sono a scuola, devono badare le pecore. E non sono proprio amici, perché troppo diversi: lei ha giocattoli, che non vuol prestare. Loro fanno giochi avventurosi, che lei non può fare “Anna non salire sugli alberi, che cadi. Anna non correre, che sudi. Anna non attraversare il filo spinato, che ti graffi” le parole della madre le ha sempre nelle orecchie. Una volta ha risposto “Uffa!” e si è presa un ceffone che le ha lasciato il segno delle dita sulla guancia. Adesso “Uffa!” lo pensa solo. Allora fa i compiti, così si fa compagnia.
E poi aspetta i cugini dalla Francia: arriveranno a giorni, meglio essere libera al più presto, così potrà giocare con loro. E non si potranno neppure più fare i compiti, quando saranno arrivati: sono così chiassosi! Anche simpatici, ma sempre in movimento. E non stanno zitti un minuto: che bel suono ha il francese! Se si fermassero un po’ di più Anna potrebbe imparare a parlarlo.
Mangia in fretta, oggi. Non solo perché la pasta è buona, molto più buona oggi che è appena cotta e non conservata per ore fra due piatti, come quando torna da scuola. La madre lo fa per tenergliela in caldo. Anzi la tiene fra due piatti, sulla caldarina della stufa a legna, così il vapore non la lascia raffreddare nemmeno un po’. Ma quando Anna alza il piatto superiore, così caldo che spesso si scotta le mani, la pasta è raddoppiata di volume, asciutta e collosa. Il più delle volte finisce in un pianto: nonostante la fame, non riesce proprio a mandarla giù. La madre le sta sopra e insiste. Insiste fino a quando Anna non riesce più a trattenere un conato. Allora sposta, arrabbiata il piatto e le dice “La mangerai stasera”. Per fortuna poi arriva una delle bambine della casa accanto, che se la mangia con gli occhi, prima di divorarla davvero in tre bocconi.
Ma oggi la pasta è proprio buona. “Mangia piano” dice la madre “non fare la maleducata”. Ma Anna non può mangiare piano, deve tornare al suo quaderno. Lo ha lasciato sulla panca. Non ci ha pensato prima, ma ora teme gli succeda qualcosa: un gatto, un uccello, una sventolata potrebbero rovinarlo. Non può dirlo alla madre, si arrabbierebbe per la sua incuria. Deve mangiare in fretta. Anche se non servirà. Deve aspettare che tutti abbiano finito, prima di andarsene. Tocca a lei sparecchiare. Non c’è nemmeno bisogno che la madre lo ripeta. È
compito suo. Allora freme per la lentezza del fratello. Guarda Piero seduto di fronte a lei e sussurra “sbrigati”. Lui lo fa apposta, mangia ancora più lento. Solo oggi, perché di solito finisce rapidissimo il suo piatto. No oggi spilucca e sospira “Sei innamorato?” lo prende in giro il padre. Piero arrossisce. “Eh sì” Anna conferma “Piero è innamorato”. Il fratello la fulmina con lo sguardo e le dice, a denti stretti “Dopo facciamo i conti”. Ma continua a masticare lento. Anna, rossa per la rabbia, si alza e scompare dietro la macchina da maglieria.
Sbuca dopo qualche minuto, con due trecce di lana gialla fissate sopra le orecchie e cantilena “Sono l’innamorata di Piero, sono la fidanzata di Piero!” prendendo il fratello di sorpresa.
“Non farai lo stupido con la Laura del podere di mezzo, spero!” Dalla vampa che ha coperto di fuoco il volto di Piero, la madre capisce che si tratta proprio di lei e continua “E’ ancora una bambina, lasciala perdere. Non costringermi a dire al padre di chiuderla in casa!” Anna capisce di aver parlato troppo, ma ormai è tardi.
Vede Piero uscire come una furia e vorrebbe corrergli dietro.
“Tu finisci di sparecchiare, prima di uscire” la madre non le lascia scampo. Sparecchia in un soffio e si precipita dalle scale. Ma è troppo tardi! Il disastro temuto è già lì!
Il quaderno è aperto sull’ultima pagina, quella del disegno quasi terminato. Ritrae un prato di margherite, una quercia e una casa. Davanti, in piedi vicini, due adulti, un ragazzo e una bambina: sono Anna con i genitori e Piero. Anna ci ha impiegato tre quarti della mattinata e ne è davvero soddisfatta: così bene non le è mai venuto e quando ha chiuso il quaderno ha pensato “Non so come ci sono riuscita: così bello non mi verrà mai più”. Ora, alle orecchie della bambina sono state appuntate con due spilli altrettante ciliegie: sono rosso scuro e
schiacciate fino a farne uscire tutto il succo, colato sulla pagina e su quelle sotto, le pagine del tema e del riassunto.
Un rumore fa alzare gli occhi di Anna, che vede Piero ridere sardonico a cavalcioni sul tronco del ciliegio.
Anna ha già le lacrime che le fanno prudere la gola: le ricaccia in fondo, dà un’alzata di spalle e rigira il sedere per allontanarsi mentre lancia verso il ciliegio il quaderno e grida strozzata “Tanto non mi piaceva!”
Ilva Sartini è nata a Pennabilli e vive a Pesaro. Ha una formazione superiore classica, e una laurea in Filosofia. Dopo un breve periodo di supplenze nella scuola pubblica, ha lavorato per oltre trent’anni alla Confesercenti. Ha amato la politica, alla quale ha dedicato molto del tempo oltre il lavoro, e ricoperto ruoli amministrativi, il principale dei quali assessore all’Urbanistica a Pesaro. Si è occupata, in diversi ruoli, di politiche per le donne. Ha un marito, una figlia e un nipotino.
A fine 2016 ha pubblicato, con “Affinità Elettive”, il suo primo romanzo “Al posto del dolore”. Oltre a romanzi, scrive racconti e poesie. Il racconto breve “Le pieghe del pane” è stato pubblicato nell’ Antologia “Scritti Pesaresi Tempesta virale”. Il racconto “Un secolo rotondo” uscirà a Settembre nell’antologia “Il Tempo sospeso-Decameron 2020”. Nel mese di gennaio 2021 sarà pubblicata dalla “Bertoni Editore” una raccolta di poesie dal titolo “Pensieri partecipi”. Il suo secondo romanzo, “Il dono di Amina” ha ricevuto una proposta di contratto editoriale.