Nel 2015 il Gruppo GeMS (un gruppo composto da diversi marchi editoriali) commissionò una ricerca al centro Studi Cesmer dell’Università Roma 3: la ricerca era intitolata “la felicità di leggere” e si interrogava sull’impatto positivo che la lettura aveva sulla vita delle persone.
Non so sinceramente se ci fosse bisogno di una ricerca per dimostrare che sì, la lettura ci arricchisce in molti modi diversi. Il risultato infatti fu che i così detti “lettori”- ovvero coloro che leggono almeno un libro all’anno- dichiararono un indice di felicità complessiva più alto rispetto a coloro che non aprivano libro e di essere più contenti e soddisfatti del modo in cui passavano il loro tempo libero.
La biblioterapia
Alla lettura di libri effettivamente si ricorre anche in ambito terapeutico: le prime testimonianze dell’idea che la lettura portasse effetti benefici alle persone risalgono all’Antica Grecia ma fu nel XX secolo che il concetto iniziò ad assumere le sembianze di una vera e propria terapia.
La biblioterapia nacque negli anni ’30, quando lo psichiatra statunitense Menninger iniziò a prescrivere ai pazienti della sua clinica privata la lettura di libri.
Attualmente la biblioterapia viene utilizzata per curare alcuni casi di depressione ansia e disturbi psicotici
Lo studio della Bruno Editore
Arrivando a tempi più recenti salta all’occhio lo studio portato avanti, e pubblicato lo scorso aprile, della Bruno Editore, una casa editrice che ha lavorato su un campione di suoi clienti arrivando a dimostrare che chi legge almeno 3 libri all’anno dichiara di essere più felice rispetto ai lettori occasionali o a chi non legge affatto.
La lettura ha a che fare con l’empatia
Secondo lo studio della Bruno Editore precedentemente citato la felicità dichiarata dai lettori assidui avrebbe a che fare con l’empatia: l’87% dei lettori, infatti, avrebbe affermato di riuscire ad instaurare grazie alla lettura migliori relazioni con gli altri.
Se è vero infatti che, come diceva Umberto Eco, leggere ci permette di vivere molte vite, sicuramente questa attività ci fornisce anche una maggiore abilità nell’immedesimarsi in situazioni lontane dalla nostra: a chi legge abitualmente sarà capitato di riconoscersi in un libro che apparentemente descrive epoche lontane o luoghi totalmente diversi dai nostri luoghi, oppure di sviluppare una forte empatia nei confronti di alcuni personaggi.
Effettivamente non si può negare che questo sia un ottimo esercizio per sviluppare doti empatiche, per comprendere che la nostra esperienza è unica ed irripetibile così come l’esperienza di ogni altro singolo individuo con cui ci confrontiamo, questa consapevolezza non è forse quanto di più vicino si possa immaginare ad una serenità non solo individuale ma collettiva?