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La terza serata di Passaggi Festival ha ospitato sul palco per la Rassegna di saggistica “Libri in Piazza” Giampiero Mughini con il libro “Nuovo dizionario sentimentale. Delusioni, sconfitte e passioni di una vita”, recentemente pubblicato dalla casa editrice Marsilio. L’autore è stato intervistato da Elisabetta Stefanelli, Capo Redattrice Cultura di ANSA.
Avere poco accresce desideri e passioni
L’incontro si è aperto con un tuffo nel passato verso l’Italia negli anni di gioventù di Mughini, alla riscoperta del valore degli oggetti quando ancora ce n’erano veramente pochi. L’autore ci ha raccontato come per lui, all’interno della casa dei sui nonni, ci fosse un oggetto in particolare dall’attrazione magnetica: la macchina da scrivere. Gli piacque a tal punto che già all’età di 15 anni i compiti di scuola li batteva a macchina. Si può dire che abbia tratto la sua identità da tale oggetto, tanto più in un mondo in cui c’era poco e niente. Mughini ha poi aperto anche una parentesi su quanto, al giorno d’oggi vivendo nell’era del tutto e subito, ogni cosa abbia perso il suo valore poiché privata dal desiderio ardente di possederla e dall’ impegno per conseguire tale risultato.
Il valore della sconfitta
La sconfitta è il tema di fondo di questo dizionario sentimentale e ci viene mostrata come la più grande ed utile lezione di vita. Mughini infatti dice: “Impari che nella vita ci sta la sconfitta, che non è un accadimento mostruoso che è stato predisposto da un non so quale demone, la sconfitta è la cosa più normale del mondo”. Così come i successi personali portano all’accrescimento del nostro io più profondo, le sconfitte hanno un ruolo ancora più rilevante poiché ti insegnano il rispetto verso l’altro. Il termine sconfitta è spesso demonizzato a causa di una concezione totalmente negativa attribuitagli, eppure saper accettare di perdere è un tassello fondamentale nel percorso di ogni persona. Quella sensazione di amaro in bocca che ti viene lasciata dall’essere stato battuto da qualcuno o qualcosa a te ‘superiore’ crea scompiglio perché è una ferita nell’orgoglio, ma fare della delusione un motivo di miglioramento è quanto di più importante ci possa essere nella vita.
L’arte del collezionismo
Quando si parla di collezionismo c’è chi intravede questo argomento con un velo di scetticismo. Per alcuni significa accentuare la volontà di possesso verso un oggetto. Per Giampiero Mughini invece il collezionismo è tutt’altra cosa: è l’arte di sperimentare, assaporare in modo concreto il valore delle cose. La ricerca che spesso viene fatta dietro un certo oggetto porta ad intensificare l’attrazione e l’interesse verso esso. È una sorta di risveglio delle emozioni nei confronti di qualcosa che al giorno d’oggi tende ad essere privo di importanza, passando come inosservato. In Italia il collezionismo di libri è un’arte sottovalutata e certamente poco praticata, ma il nostro eccentrico Mughini è, da tanti anni a questa parte, uno strenuo difensore di questo ‘movimento culturale’.
Giornalismo: un mondo a sé stante
Quello con il giornalismo è per Mughini un legame viscerale che ha segnato la sua vita. Questo rapporto è però costituito da alti e bassi. Mughini ci spiega infatti come non si senta e non si sia mai sentito giornalista. Da questo lavoro ne ha tratto un reddito, una passione ed un’identità unica nel suo genere, eppure sente di non appartenergli a pieno. “Ci sono livelli di squallore che non vanno nemmeno menzionati”, afferma. Ha sempre percepito il giornalismo come un mondo a sé stante, senza mai riuscire a sentirsene del tutto parte. “Sono un autore di qualità, non voglio avere a che fare con questo mondo” dice riferendosi al gossip.