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A chiudere la rassegna di “Passaggi fra le Nuvole” è stato Paolo Castaldi, autore di molte graphic novel che spaziano tra argomenti sociali e sportivi. A Passaggi Festival ha presentato il libro ‘La buona novella’, che è la riscrittura a fumetti di un concept album di De André. E’ un disco dedicato alla storia di Cristo tratta dai vangeli apocrifi, che Castaldi ha disegnato interamente basandosi sui testi del grande cantautore italiano. Nel corso della serata l’autore conversa con Virginia Tonfoni.
Musica e disegno si incontrano
L’autore ci racconta come, avendo scoperto questo album in età adolescenziale, abbia sempre sentito dentro di sé il bisogno e la voglia di rappresentarlo attraverso delle immagini. “Sono tantissimi anni che immagino questo libro e che vedo queste immagini come un film”, racconta Castaldi. Nonostante si tratti di un disco pubblicato nel 1970 presenta messaggi universali, come la sospensione di giudizio e l’inclusione, tuttora attuali. Quando allora De André uscì con un disco sulla storia di Gesù, in un periodo di grandi lotte, non venne recepito subito che ciò di cui parlava contenesse tutte le istanze di quegli anni. Venne anzi completamente frainteso. Ebbene Castaldi ha sentito l’esigenza di riproporre questo tipo di istanze. L’intento che si trova alla base di queste canzoni è, come disse De André in un’intervista, spogliare il cristianesimo dal cattolicesimo, rispiegare i vangeli apocrifi prescindendo dalla chiesa cattolica.
Parole tali e quali nel tempo
L’universalità dei testi di queste canzoni, che sono a tutti gli effetti considerabili poesie, deriva da una forza incredibile del linguaggio di De André e ciò li rende molto impegnativi da tradurre in immagini. La buona novella ti parla di una storia di 2000 anni fa che ti racconta dell’oggi. L’intento di Castaldi era proprio quello di non aggiungere né togliere nulla ai testi originali, cercando di “impostare questo lavoro con umiltà e rispetto, ma anche con le mie idee da autore, che mi hanno fatto immergere nei panni del lettore portandomi a chiedere come lo avrei voluto vedere al suo posto”.
Dare voce a chi non ne ha: la rivendicazione dei personaggi secondari
I protagonisti del suo libro sono quei personaggi secondari che nei vangeli apocrifi acquisiscono centralità, mostrandoci i fatti sotto una luce diversa rispetto alla storia canonicamente tramandata. Castaldi disegna questi personaggi, da sempre considerati marginali, con un approccio di rivendicazione. Il punto focale per l’autore è che si tratta di persone, non intese come figure religiose, ma come soggetti che vissero in quell’epoca. Maria in particolar modo gioca un ruolo fondamentale per Castaldi, il quale si impegna affinché non venga percepita come la solita figura di Santa, ma come donna. “Ho cercato di impersonificarmi” ,dice l’autore, “l’obiettivo è che il lettore nel corso della lettura si scordi che stiamo parlando di Maria”.
L’ambientazione
Uno degli aspetti più discussi nel produrre questo libro è stata l’ambientazione. Castaldi era combattuto tra la rappresentazione dei fatti nell’epoca in cui sono effettivamente ‘avvenuti’ o se fare una trasposizione degli eventi nell’epoca moderna. “Ho deciso di non cambiare gli ‘accordi’, ho preso il disco di De André e l’ho semplicemente trasposto”. Soltanto alla fine del libro troviamo un grande punto di rottura: improvvisamente, da un’ambientazione ben chiara, con l’ultima scena arriviamo in un contesto diverso, definito da Castaldi un “contesto di guerra”. “Ne ‘Il Testamento di Tito’ sarebbe stato troppo complicato continuare ad ambientare nell’epoca originaria questa canzone. Doveva succedere qualcosa, volevo attualizzare la buona novella, avevo bisogno di questo cambio”, racconta.
La storia è scritta dalle persone
Per concludere il piacevole incontro Paolo Castaldi ci ha parlato di come, quando non fa illustrazioni, per scrivere i testi dei suoi libri vada al bar a sentire storie. La più grande fonte di ispirazione per l’autore sono le persone stesse, che hanno un vero vissuto e racchiudono dentro di sé mille cose da raccontare. Si può dire insomma che Castaldi dia voce a chi una voce non ce l’ha. “Ci sono già storie belle dentro di noi senza per forza dover inventare mondi che non esistono. Io mi rifaccio alla vita degli altri perché a me sembra tutto già meraviglioso, basta riscoprirlo”.