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Ieri sera a Palazzo de Pili, nel cortile di Casarredo, è stato presentato il libro di Marco Politi “La solitudine di Francesco” edito da Laterza. Il libro affronta per la prima volta in maniera sistematica quello che succede dietro le quinte di un mondo cattolico piuttosto diversificato. Papa Francesco, infatti, è un grande protagonista dei temi nodali della nostra epoca. All’evento ha partecipato anche il vescovo di Fano Armando Trasarti, ad intervistarli Alessandra Longo de La Repubblica.
Da subito è emerso come Bergoglio sia il primo papa che viene da una realtà globalizzata – Buenos Aires è una grande metropoli – e come sia perfettamente immerso nelle contemporaneità. Egli affronta la questione dei migranti senza buonismi, affronta il tema della nuova schiavitù lavorativa e sessuale, affronta il tema del clima: l’enciclica “Laudato sii” “non è una concessione alla moda”- dice Politi -“ma è veramente guidata all’attenzione verso i più deboli, coloro che sono più a rischio o che già patiscono gli effetti dei cambiamenti climatici”. In questo settimo anno di pontificato vediamo Francesco sempre più stretto da una tenaglia che si è creata tra gli ambienti ostili al papa per questioni economiche e sociali ed ambienti, interni alla chiesa, che gli sono ostili per questioni ideologiche.
Le solitudini di Francesco secondo Monsignor Trasarti
Nel suo intervento Monsignor Armando Trasarti, vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, ha parlato delle tre solitudini del Papa: “quella del profeta, quella del mondo economico e quella dei devoti”. “Gli uomini profetici”- dice Trasarti – “sono sempre un po’ soli ma attenzione anche alla falsa solitudine, quella dei narcisisti che è ben diversa dalla solitudine del papa. La solitudine profetica è, infatti, quella di Gesù solo sulla croce”. Quando Trasarti parla di “solitudine economica” intende la battaglia del Papa all’inuguaglianza: in un mondo in cui venti persone detengono la ricchezza equivalente di metà della popolazione globale, come può una battaglia simile non causare solitudine? Infine Armando Trasarti ci parla della “solitudine del mondo devoto.” Si tratta di un mondo “che pensa che Dio sia in vendita e che facendo penitenza si può ottenere tutto. Questo è pericoloso” -dice Trasarti– “C’è molta gente che prega per la morte del Papa: si tratta di un mondo pericolosamente accanito contro Francesco“.
L’11 settembre di papa Francesco ed il caso di Fano
Papa Francesco ha fronteggiato una gravissima tempesta: quella degli abusi sessuali all’interno della Chiesa. L’11 settembre 2018 è scoppiato il caso del Cile che ha contribuito ad incrinare, forse irreversibilmente, il carisma dell’istituzione del Papa. Ma cosa si nascondono dietro i casi che di tanto in tanto vengono portati alla ribalta? L’unico esempio virtuoso per fronteggiare il terribile problema della pedofilia nel mondo ecclesiastico sembra la Germania. Lì la Conferenza episcopale se ne è occupata introducendo degli sportelli nelle diverse diocesi che coinvolgessero principalmente personale laico esterno alla Chiesa. In Italia, per esempio, la risoluzione del problema è stata delegata ai vescovi locali ma questo sistema sembra non funzionare. Basti pensare al caso locale di Don Giangiacomo Ruggeri condannato per abusi sessuali su una minorenne, fuggito, dopo la condanna, dalle Marche a Pordenone ed autore anche di un articolo sull’Osservatore Romano dopo aver cambiato nome. Questo è l’esempio di come l’assenza di una rete nazionale di controllo promossa dalla Conferenza episcopale favorisca il proliferare di favoritismi, forme di protezione scandalose e controproducenti. Ma qual è il ruolo di papa Francesco in questa vicenda? Il fatto che lui si sia impegnato affinché qualsiasi prete o vescovo colpevole possa essere indagato ed il fatto che abbia dato un anno di tempo alla Conferenza episcopale per creare degli sportelli sull’esempio della Germania, rende evidente che la decisione di portare alla luce sporadicamente alcune vicende, lasciando contemporaneamente nascosta la terribile e ben più ampia verità, sia un preciso atto di sabotaggio volto a minare la credibilità di un papa scomodo. Un atto di sabotaggio che, considerando il caso del Cile, sta funzionando egregiamente.
Papa Francesco come attore politico
Ma chi sono quindi i nemici del Papa? C’è, per esempio, un’ala ultraconservatrice all’interno della chiesa che trova una certa sintonia con l’ondata sovranista e populista che si sta affermando sempre di più in Italia, in Europa e nell’America di Trump. Effettivamente un Papa che dice che “quello che conta è come un uomo si colloca rispetto al bene ed al male” trova molti estimatori negli ambienti laici e molti nemici nel mondo cattolico. Il problema è che i suoi estimatori sono per lo più silenti mentre i suoi nemici portano avanti una battaglia aperta. Basti pensare al caso eclatante di Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, che nel 2018 ha chiesto dimissioni di papa Bergoglio.
Francesco è un papa che non ama lo sfarzo, ama il dialogo e si batte per la giustizia sociale e le questioni legate all’ambiente: è un leader geopolitico di primissimo piano. Per questo motivo non può che scontrarsi – o meglio ricevere molteplici attacchi – dal leader politico che al momento si colloca al centro del dibattito pubblico italiano. Matteo Salvini, facendo appello al “cuore immacolato di Maria” e alle “radici cristiane dell’Europa”, fa leva proprio su una crescente schiera di cattolici animati da un “devozionismo antipapale”, che si sentono in qualche modo minacciati dal progresso, dagli stranieri, in sostanza da tutto ciò che è diverso. Così facendo Salvini è in grado di colpire il papa proprio dove costui si appella all’”essere cristiani” nei confronti, per esempio, dei migranti o, più in generale, dei più deboli ed emarginati.
Dopo un’analisi dell’amara e complessa situazione Politi, però, ci rassicura: “Se è vero che, come dice Spadaro, questo è un pontificato drammatico è anche vero che papa Francesco non ha nessuna intenzione di mollare.”