Il 29 giugno, nell’ambito della rassegna Passaggi fra le nuvole, che quest’anno ha avuto luogo nella splendida cornice del Pincio, si è tenuto un incontro intitolato “Corpo e questioni di genere”. L’evento ha visto come protagoniste le fumettiste Cristina Portolano e Josephine Yole Signorelli (in arte Fumettibrutti), due delle autrici dell’antologia del fumetto femminista “Post Pink” (Feltrinelli Comics). Ad intervistarle, sul palco di Passaggi, l’editrice Monica Martinelli
Il libro è nato dopo l’ondata di proteste del movimento MeToo. Elisabetta Sedda, che ha curato l’antologia, ha pensato di dover fare qualcosa senza, però, scadere in un femminismo di superficie. L’intento principale dell’antologia, emerso durante la presentazione, è quello, infatti, di fare in modo che le donne ritornino a proteggersi anche, e soprattutto, attraverso il racconto di storie.
Non diteci come essere donne e non diteci come essere femministe
“Dobbiamo allontanare questa idea negativa di archetipo tra donna e uomo che porta inevitabilmente ad un tipo di mascolinità tossica.”- Così inizia l’intervento di Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti – “non è necessario che una donna racconti di sé stessa ma è necessario che gli uomini smettano di parlare di donne”. La fumettista allontana, così, lo spettro della retorica del “raccontarsi” che ha preso piede in un certo tipo di femminismo. Essere intimamente e sinceramente femminista, infatti, prescinde dal raccontarlo e dal raccontarsi: si dovrebbe poter parlare del proprio corpo se e come si preferisca. Bisogna infatti stare attenti ai modelli preconfezionati di femminismo che spesso ci vengono proposti, è l’unico modo per non permettere che ad appropriarsi del discorso femminista siano le logiche capitalistiche della pubblicità mirata e della mercificazione dell’ideologia, logiche inevitabilmente legate ad un sistema patriarcale.
Abbattiamo qualche tabù
Cristina Portolano, altra autrice dell’antologia, conclude la presentazione con un discorso sui tabù. in Italia manca una cultura dell’educazione sessuale: i bambini ed i ragazzi (ma anche gli adulti) non sono abituati a parlare apertamente dei genitali, della sessualità e dei cambiamenti che avvengono durante la pubertà. Questa tabuizzazione genererebbe – sostiene Portolano- una difficoltà diffusa nell’esprimere i propri sentimenti e le proprie pulsioni, difficoltà legata indissolubilmente alla piaga del nostro tempo: il femminicidio.
L’intento di Post Pink è anche e principalmente quello di infrangere questi tabù.