Nella sesta giornata di Passaggi Festival, la Chiesa di San Francesco ha ospitato l’incontro organizzato in collaborazione con Aboca che ha visto protagonisti Maurizio e Sandro Di Massimo autori di “Ritorno alle radici. Le piante spontanee per l’alimentazione e la salute”. I due autori hanno interagito con il giornalista Alberto Pancrazi.

I semplici

“Ritorno alle radici” non è l’unico libro che Maurizio e Sandro Di Massimo hanno dedicato alle piante spontanee. Di certo è il libro madre, da cui derivano alcuni libri figli come “Le radici” e “Le Gemme e i germogli” editi da Aboca. Sono tutti tentativi di riavvicinarci al mondo dei vegetali, dal quale abbiamo perso contatto. Maurizio Di Massimo ha ricordato che le piante spontanee, che gli antichi chiamavano “i semplici”, hanno un potere alimentare e terapeutico. Quelle che noi oggi consideriamo erbacce, ad esempio l’ortica o le erbe nelle aiuole, occupavano un posto d’onore nei castelli o nei monasteri perché erano utilissime. Vi era quindi una diffusione, in particolare tra le donne, della fitoalimurgia cioè della conoscenza del potere nutritivo delle piante.

Il cervello delle piante

Sandro di Massimo ha esordito dicendo che oggi comunque c’è una grande sensibilità verso le piante alimentari, nonostante l’utilizzo sia minore rispetto al passato. Esse sono circa trentamila, ma oggi si riduce tutto all’utilizzo ad una ventina di piante. Se all’epoca di Napoleone un’insalata poteva contare ben trenta diverse piante oggi non si può dire lo stesso. Ha inoltre evidenziato come le radici siano il cervello della pianta. “Una radice è un fiore che disprezza la fama” diceva Gibran: se ne stanno nascoste, ma studi hanno dimostrato le loro straordinarie capacità. Riescono a scansionare il terreno circostante, a muoversi con la logica degli storni e a fare da tramite tra la polarità celeste e la polarità terrestre come fossero un’antenna.

Una conoscenza analogica

In passato si aveva una conoscenza delle piante di tipo analogico che permetteva di andare oltre la logica e aprirsi al simbolo. In realtà non tutto è così astruso dalla scienza. Per esempio si è sempre pensato che il timo rendesse i bambini più intelligenti. Oggi gli studi scientifici hanno dimostrato come sia capace di stimolare il microcircolo cerebrale. Inoltre si aveva un rapporto sacro con alcune piante, come l’alloro che era considerato simbolo del Dio Apollo e chiunque venisse sorpreso a reciderlo veniva puntio.

La terapia delle piante

Le piante vanno conosciute prima di cibarsene e va rispettato il loro tempo di raccolta perché ogni pianta ha una stagionalità e un periodo in cui è più ricca dei suoi principi attivi.
Il rosmarino ha immensi benefici. L’aglio ha un’azione antisettica e una probabile azione antitumorale su cui sta lavorando l’Università di Perugia.
La bardana ha proprietà depurative a livello epatico e renale.
Essendo ricche di principi attivi, certe piante non andrebbero assunte in abbinamento ad una terapia con antiaggreganti piastrinici su cui potrebbero avere delle ripercussioni come nel caso del Ginkgo Biloba.

Quali piante raccogliere?

In realtà le erbe di campo sono moltissime e si trovano tutto l’anno perché ci sono rigetti. Molte piante, come le aromatiche, possono essere coltivate dentro un vaso, per averle sempre a disposizione. Durante il periodo di San Giovanni, cioè a fine giugno, si raccoglie l’iperico. Si è parlato anche di topinambour che contiene inulina, un polifruttosio con proprietà trofiche sul microbiota, ovvero la flora batterica intestinale.

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