Il Sabba della domenica Passaggi Festival 2021

La splendida chiesa di San Francesco, nella penultima giornata della nona edizione di Passaggi Festival, ha visto protagoniste le “Streghe Malvagie”. Il collettivo “Il Sabba della domenica” ha infatti presentato il suo libro “Più diritti per Streghe Malvagie” (Giaconi editore), che è una raccolta di storie di diverse donne marchigiane. Sul palco hanno presenziato tre esponenti di questo collettivo: Giuditta Giardini, curatrice dell’opera, Roberta Capocuzza e Carolina Iacucci. A moderare le tre, la scrittrice e cantante Maria Antonietta.

Un libro inclusivo

Il libro è definito da Maria Antonietta come un libro piacevolmente inclusivo, che narra storie di donne di epoche differenti. Si tratta di una raccolta di pillole narrative di donne marchigiane libere, che va dall’antichità classica fino al ‘900 passando per Battista Sforza, Anita Cerquetti, Virna Lisi. Donne ricche di vitalità, al di là di ogni ideologia. Eppure questo libro non è un testo femminista per femministe, ma è aperto a tutti i generi. Inoltre, sempre nell’ambito dell’inclusività, lo stesso layout, il font, la spaziatura sono costruiti in modo tale da essere leggibili anche da persone autistiche.

La donna è un’eventualità?

La curatrice dell’opera, Giuditta Giardini, ha raccontato che la pandemia da Covid-19 ha dato alle autrici un input importante per acquisire la consapevolezza di quanto sia difficile essere una donna nella società odierna.
Il collettivo è nato dall’idea di trovare uno spazio per le donne, non solo marchigiane. In Italia c’è un umanesimo latente, che insegna che tutto è a misura d’uomo, dell’uomo vitruviano: pollice, iarda, piede. Marsilio Ficino parlava di uomo “copula mundi”, come legame del mondo. Ma la donna? Tra giubbotti antiproiettile progettati su misure da uomo, troppo ingombranti per la donna e antibiotici che hanno effetti collaterali per il ciclo mestruale, viene spontaneo chiedersi “ma la donna in questo mondo è un’eventualità, un’accidente?”. Data questa consapevolezza, Giuditta e le altre autrici del collettivo si sono mosse per cercare dei modelli di donne nelle Marche, vicino a casa. In particolare donne fedeli a se stesse, che hanno inseguito la felicità anche rinunciando all’affermazione.

Il collettivo come società ideale

Il Collettivo “Il Sabba della domenica” nasce dalla volontà reagire alla consapevolezza della difficoltà di essere donna, confrontandosi con altre donne che hanno raggiunto nello stesso momento la stessa consapevolezza. Nelle domeniche del primo lockdown le varie autrici si sono dedicate a questi incontri in videochiamata. Il collettivo nutriva l’esigenza di darsi delle regole ed è quindi diventata una palestra continua di quello che è una società ideale: si è tutte uguali e il lavoro di tutti viene vidimato dalle altre. Non esiste una riga che non sia stata oggetto di discussione. Questo ha determinato dei momenti di impasse in cui prima di prendere decisioni con l’editore era necessario “chiedere al Sabba”. La stessa copertina è stata accuratamente scelta dopo essere stata messa ai voti.

Non un libro per femministe

Come racconta l’autrice Carolina Iacucci, le donne protagoniste di “Più diritti per Streghe Malvagie” sono diverse tra loro. Si va da figure archetipiche (come il fantasma di Azzurrina, la sirena Mitì, la Madonna) a figure storiche, fino ad arrivare a donne del ‘900. C’è un’atmosfera sospesa tra realtà e finizione. La particolarità di questo libro è che non è un libro per femministe. In questa società fatta di racconti maschiocentrici, è facile cadere nel tranello di una contro-narrazione castrante. Questo libro si propone invece come un insieme di storie di donne che vogliono vivere libere alle proprie condizioni, senza rincorrere il primato sociale e la collocazione professionale. Ad esempio Anita Cerquetti e Virna Lisi hanno rinunciato a quel successo aggiuntivo che potevano avere. Anita Cerquetti poteva diventare la nuova Callas, Virna Lisi la nuova Marilyn però entrambe hanno rinunciato a ciò, come segno di forte libertà e autodeterminazione. Secondo Carolina infatti non va per forza narrato il ribellismo o la trasgressione, ma bisogna essere liberi di aderire a una narrativa più tradizionale anche perché “La libertà non è un fatto misurato esteriormente”.

Modelli intelligenti

Roberta Capocuzza discute di modelli. Secondo Maria Antonietta è importante avere modelli che non siano opprimenti, di fronte ai quali non ti chiedi se diventerai mai così. Roberta conferma e dice che l’importante è fare delle scelte che rendano felici. In questo tornano utili delle storie di donne hanno percorso una strada unica e non già segnata. Quando si è piccoli ci si trova sempre di fronte a due macromodelli: studiare e fare carriera o diventare madre. Bisogna cercare il senso di essere libere e scegliere in modo autonomo la propria strada, senza costrizioni o senza dover dar conto a dei canoni preimpostati. Spesso i modelli di riferimento sono distanti dai piccoli centri abitativi: una ragazza che abita in un piccolo centro, come sono le varie città marchigiane, ci impiega tempo per capire che può percorrere la strada che vuole, liberamente. Difatti tende a percorrere una carriera che le dia lavoro e vive come se ci fosse una spaccatura tra il raggiungere degli obiettivi e il diventare madre e moglie. Il punto è che va bene qualsiasi scelta, l’importante è che renda felici e non generi dei sentimenti angoscianti. Il libro “Più diritti per Streghe Malvagie” è un libro di donne che hanno scelto di restare fedeli a se stesse. Durante questo anno di pandemia molte donne hanno rivalutato la propria vita e questo libro vuole essere un reminder che inviti ad andare per la propria strada con coraggio.

La rivalutazione positiva del termine strega malvagia

Le donne che riescono a restare fedeli a loro stesse sono considerate delle streghe: sono persone che non subiscono il destino, ma lo agiscono. Il libro ha un taglio molto ironico, che è un aspetto inusuale nell’immaginario culturale femminile. Le donne, nonostante siamo molto ironiche nella realtà, raramente sono ironiche nella narrazione. Invece questo libro è pieno di ironia e ciò deriva anche dai verbali di alcuni tribunali dell’Inquisizione, dove le imputate davano delle risposte particolari. La stessa Giovanna D’Arco, quando le viene chiesto se Dio parlasse francese, come trappola per farla confessare, risponde: “Sì, ma è un francese migliore del vostro!”, che è una risposta profondamente ironica alla quale è difficile controbattere.
I racconti si stagliano in ordine cronologico e rappresentano la storia della donna marchigiana come è intesa dalle autrici, sostituendo il male gaze con un female gaze. Si è partiti dalla dea Fortuna, per arrivare poi a delle imprenditrici marchigiane, cercando di comprendere tutte le sfumature del carattere di queste donne, anche quelle più sensuali e seducenti, perché la stregoneria è molto legata al tema sensualità.
Il registro dell’autoironia è largamente impiegato, infatti si autodefiniscono Streghe Malvagie. Ma chi l’ha detto che è sbagliato? Se essere malvagia significa essere libera, allora tutte dovremmo essere Streghe MalvagieA tal proposito vi è anche una maglia realizzata dal collettivo che recita “We all should be Streghe Malvagie”.

La genesi di un racconto femminile

Carolina Iacucci racconta come è avvenuta la costruzione del racconto di Virna Lisi. Si è basata su un’intervista che la stessa ha rilasciato a Oriana Fallaci, cogliendone un dettaglio: nel camerino Hollywodiano vede delle bellissime peonie che giorno dopo giorno non cambiano mai aspetto. Intuisce che sono di plastica e inizialmente lo vede come un aspetto positivo dell’America: intelligenza e risparmio. In seguito invece comprende che il mondo in cui si è inserita è completamente privo di poesia e si aspetta che lei sia una bambola impeccabile. Virna Lisi si sottrae a questo mondo falso e tornando a casa segna un affrancamento. Nel racconto del soprano Anita Cerquetti c’è anche un passaggio in cui una ragazzina le chiede informazioni per delle lezioni di canto e lei risponde che deve diffidare dai maestri di canto e rivolgersi ai maestri di musica. Significa che bisogna fidarsi della propria voce e infatti nel racconto è presente un passaggio della canzone “Voce” dell’artista Madame. La voce è “una singolarità irriducibile” difesa da ognuna delle streghe del libro, che si oppongono alla rappresentazione maschile ma anche alle rappresentazioni femminili sulle donne.

Il territorio marchigiano come protagonista

L’autrice Roberta Capocuzza afferma come le Marche siano il frame geografico del libro. Si tratta di una regione in cui il paesaggio non è uno scenario neutro, ma c’è della magia e un’energia spirituale potente. Non a caso il monachesimo nasce nell’Italia centrale. Le Marche hanno una bassa densità e il privilegio di fruire il territorio con profondità e contatto. Il paesaggio entra nell’opera come elemento vitale, non solo come cornice. Una zona come quella dei Sibillini trasmette delle forte emozioni, connaturate in noi. Ogni autrice del collettivo ha portato delle storie della propria zona della Marche, che ha conosciuto proprio con la realizzazione di quest’opera. All’inizio vi è infatti una mappa chiarificatrice, come un atlante geografico che colloca le varie storie.

Il libro è corredato da immagini realizzate da illustratrici. Immagini che non sono appendici, ma protagoniste anch’esse dell’opera. Il ricavato del testo verrà utilizzato per offrire una borsa di studio ad una ragazza marchigiana meritevole e questo ribadisce il senso di comunità dell’intero collettivo “Il Sabba della domenica”.

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